60 anni dalla fondazione della Camera di Commercio Italo-Russa

60 anni dalla fondazione della Camera di Commercio Italo-Russa

60 anni dalla fondazione della Camera di Commercio Italo-Russa (CCIR)

Articolo dell’Ambasciatore della Russia in Italia Alexey Paramonov per la rivista “Russian Business Guide”

Ambasciata della Federazione Russa in Italia

Il sessantesimo anniversario della Camera di Commercio Italo-Russa (CCIR) è un’ottima occasione per ricordare che per molti decenni l’Italia ha tratto grandi vantaggi dal suo status di partner commerciale ed economico privilegiato della Russia. È stato così nel 1951, quando è entrata a far parte dell’Associazione Europea del Carbone e dell’Acciaio, poi trasformatasi in Comunità Economica Europea nel 1957, e infine quando è diventata membro dell’Unione Europea nel 1992.

Nel corso di tutto questo tempo, le imprese dei due Paesi hanno realizzato progetti congiunti reciprocamente vantaggiosi, anche in Paesi terzi, sviluppando attivamente i settori del turismo, dei trasporti, della costruzione di infrastrutture finanziarie e della logistica. I governi dei due Paesi, a loro volta, hanno compiuto grandi sforzi per garantire che le condizioni di lavoro degli operatori economici fossero il più possibile stabili, favorevoli e propizi.

Di conseguenza, nelle relazioni russo-italiane si creò un idillio economico speciale, basato sulla complementarietà dei potenziali produttivi, che certamente non piaceva a tutti. Alcuni gelosi alleatidell’Italia si sono adoperati per turbare e distruggere quell’idillio.

Fondata nel 1963 in seguito alla prima grande esposizione dell’URSS a Genova, la Camera di commercio italo-russa (inizialmente denominata Camera di Commercio Italo-Sovietica) ha svolto un ruolo cruciale nello sviluppo delle relazioni russo-italiane e nel promuovere la cooperazione commerciale.

Non è superfluo ricordare che in tale occasione il Presidente del Consiglio dei ministri dell’URSS, A.N. Kosygin, si recò in Italia per incontrare gli imprenditori italiani, tra cui il capo della “SNIA”, F. Marinotti, futuro primo presidente della Camera di Commercio.

Il ruolo di guida e coordinamento della Camera nell’ambito dei legami economici bilaterali si rispecchia nel testo del Trattato di Amicizia e Cooperazione tra la Federazione Russa e la Repubblica Italiana, il cui trentesimo anniversario abbiamo celebrato nell’ottobre di quest’anno.

Così, fin dall’inizio della sua attività, la CCIR ha svolto la funzione di incubatore di idee di cooperazione e di ispiratore di molti importanti progetti economici bilaterali, contribuendo con successo all’evoluzione della dimensione pratica delle relazioni russo-italiane.

In occasione del sessantesimo anniversario della Camera, non si può non rendere omaggio alle figure simbolo dell’imprenditoria italiana che hanno guidato questa struttura in anni diversi: Roberto Girotti, presidente dell’Eni, Nicola Tufarelli, amministratore delegato della FIAT, Roberto Alessandrello, direttore generale della Tecnimont e, in seguito, presidente della Maire Tecnimont e Vittorio Trani, fondatore della Delimobil.

L’attuale management della CCIR, rappresentato dal presidente Ferdinando Pelazzo, al quale auguriamo buona fortuna, deve affrontare sfide particolarmente difficili e inedite.

È importante ricordare che la CCIR è nata come associazione di imprenditori italiani, ma nel corso della sua attività, soprattutto negli ultimi anni, si è trasformata in un importante meccanismo inclusivo di cooperazione che accoglie aziende italiane e decine di strutture imprenditoriali e finanziarie russe.

Mi sembra che oggi, più che mai, le attività della Camera hanno bisogno del sostegno di tutti coloro che credono nel futuro delle relazioni russo-italiane.

Naturalmente, nella realtà odierna, è impossibile parlare della CCIR con gli stessi termini e definizioni che usavamo solo tre anni fa. Le sue attività oggi riflettono tutte le circostanze e le contraddizioni insite nell’attuale periodo di turbolenza delle relazioni internazionali e, in particolare, le condizioni che si sono create in seguito alla scelta delle autorità dei Paesi occidentali, tra cui l’Italia, di interrompere le relazioni con la Russia.

Allo stesso tempo, il fatto stesso che la CCIR continui le sue attività in un contesto di pressione senza precedenti sul nostro Paese e, per di più, celebri un altro anniversario, è di per sé indicativo.

Siamo tutti consapevoli delle difficoltà affrontate dagli imprenditori italiani e russi che, nonostante il contesto difficile e le enormi pressioni, hanno deciso di proseguire nella cooperazione economica bilaterale e non hanno rinunciato né a operare sul mercato russo né a realizzare progetti reciprocamente vantaggiosi in Italia e in Paesi terzi.

Questo è il destino di persone coraggiose e consapevoli, di veri pionieri quali erano i membri della Camera nei primi anni della sua attività.

È ormai chiaro che l’Occidente collettivo, rappresentato da Stati Uniti, NATO e Unione Europea, ha scelto, forse per la prima volta nella storia, di sacrificare gli interessi di interi Stati, di operatori economici e di cittadini a una dubbia avventura geopolitica volta a isolare e contenere la Russia, a minarne la stabilità politica, economica e sociale, seminando zizzania tra la Russia e i suoi più stretti alleati e vicini.

Gli strumenti di questa politica sono le sanzioni e altre misure di pressione diretta e indiretta, il cui elemento centrale è il rifiuto di tutti i postulati e le regole che per secoli hanno costituito la base dell’attività economica e commerciale: l’inviolabilità della proprietà privata, la libertà di commercio e di concorrenza, la certezza del diritto, la parità di accesso alle risorse finanziarie.

Si è arrivati alla “militarizzazione” degli strumenti di pagamento e all’illegalità senza limiti, fino al vero e proprio furto, come dimostrano la confisca degli asset russi e il sequestro dei beni mobili e immobili di persone fisiche e giuridiche russe sul territorio dei Paesi occidentali.

Cosa avevano in mente gli istigatori e gli organizzatori di questo sabba? Si aspettavano davvero che la Russia accettasse tranquillamente un’azione del genere e non si adoperasse per difendere i propri interessi vitali? Naturalmente, la leadership russa, nei limiti dei suoi poteri e delle sue leve legali, ha adottato provvedimenti risolutivi per eliminare l’ingiustizia e difendere i propri interessi economici, anche utilizzando gli asset occidentali sotto la giurisdizione russa.

Le conseguenze delle misure antirusse adottate dall’Occidente non si sono fatte attendere. Il campo della cooperazione commerciale ed economica tra la Russia e l’Italia si è ristretto in misura inedita, come dimostra la riduzione del fatturato commerciale bilaterale di quasi il 90%, la cessazione delle attività di investimento e la diminuzione del numero di aziende russe e italiane presenti sui mercati dei due Paesi. È importante notare che, in questa situazione, il principale perdente è stata proprio l’economia italiana.

In particolare, a causa del rifiuto delle risorse energetiche russe, l’Italia ha il costo dell’elettricità tra i più alti d’Europa e importa petrolio e gas a prezzi 3-4 volte superiori rispetto al passato. Al contempo, il volume totale del commercio estero italiano è diminuito del 5,6% nel 2023 e dello 0,6% nella prima metà del 2024.

Allo stesso tempo, l’economia russa ha dimostrato un’elevata capacità di resistenza ai fattori esterni negativi e si sta sviluppando a un ritmo più veloce rispetto ai Paesi della UE, dove l’Italia continua a occupare gli ultimi posti per tasso di crescita annua. Il nostro Paese ha riorientato con successo i flussi di importazione ed esportazione verso Paesi amici, in Asia, Africa, America Latina e Medio Oriente, creando nuove ed efficienti catene di fornitura di beni e servizi.

Questo è stato confermato in particolare durante il Forum internazionale delle esportazioni “Made in Russia”, tenutosi il 14 ottobre a Mosca, dove i partecipanti hanno notato l’intensificazione della cooperazione commerciale con Paesi non occidentali, anche nei settori delle esportazioni di beni e della fornitura di servizi e tecnologie. Così, a partire dal 2019, il fatturato totale del commercio estero del nostro Paese è aumentato di un imponente 20%.

Questa tendenza è un riflesso della nuova dimensione economica estera della Russia, che si è formata grazie alla crescente tendenza verso il multipolarismo e allo spostamento del centro dello sviluppo globale verso l’Oriente e il Sud del mondo.

Certamente la CCIR, forte della sua enorme esperienza e delle sue posizioni di rilievo in Russia, potrà inserirsi in questo nuovo sistema di coordinate politiche ed economiche e fare da ponte tra la Russia e l’Italia, favorendo l’incontro tra gli imprenditori dei due Paesi e la partecipazione congiunta ai progetti del Grande Partenariato Eurasiatico, destinato a diventare la principale piattaforma economica dell’Eurasia, aperta anche ai Paesi situati al margine occidentale del nostro continente.

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