E Spirlì resta in silenzio
Coronavirus, il presidente del consiglio Giuseppe Conte ha dichiarato la Calabria “zona rossa” insieme a Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta. Ma non sono le Regioni più colpite dalla pandemia.
In Calabria gli ospedali sono semi-vuoti ma da venerdì sarà di nuovo in lockdown. Nonostante sia la Regione meno colpita dalla pandemia al punto che la Germania consente l’accesso sul suo territorio nazionale senza quarantena esclusivamente ai calabresi, stasera il premier Giuseppe Conte ha confermato le indiscrezioni filtrate nei giorni scorsi sulla stampa nazionale dichiarando la “zona rossa” anche per la Regione con meno casi e meno ricoveri di tutto il continente. E mentre Jole Santelli, che aveva ricevuto il riconoscimento del New York Times per la virtuosa gestione della pandemia, si sta rivoltando nella tomba, il Presidente facente funzioni Spirlì adesso dovrebbe intervenire duramente valutando la possibilità di impugnare l’ordinanza del Ministro della Salute Speranza, che ha inserito la Calabria nella stessa fascia di rischio di Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta dove il virus dilaga in modo incontrollato. In Valle d’Aosta è occupato il 65% dei posti letto di terapia intensiva, in Lombardia il 48,5%, in Piemonte il 37%. In Calabria il 7%, la percentuale più bassa d’Italia.
Il dato più clamoroso, paradossalmente, arriva dalla classificazione delle altre Regioni: Lazio e Campania sono tra le più colpite dalla pandemia, in base al tasso di positività dei tamponi, numero di casi in rapporto alla popolazione, numero di tamponi in rapporto ai positivi e tasso di occupazione dei posti letto dei reparti. In Campania è occupato il 45% dei posti letto, addirittura più del Piemonte. Eppure Conte ha annunciato la “zona gialla” per le due Regioni tirreniche che – dati alla mano – hanno insieme a Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta la situazione più difficile d’Italia.
Anche la Toscana ha una situazione difficile: 1.319 ricoverati in reparto, 197 ricoverati in terapia intensiva, il 37% di posti letto occupati. Eppure è in zona gialla!
Nello specifico in Campania il contagio sta continuando a dilagare quotidianamente nonostante le scuole siano tutte chiuse da 20 giorni: alla luce di queste scelte adottate dal Governo, la domanda che tutti si pongono è come vengono classificate le fasce di rischio e quali sono i “criteri scientifici” che Conte ha più volte decantato per indicare come vengono definite le varie aree. Perchè l’inserimento in “zona gialla” per tutte le Regioni amministrate dagli stessi partiti di governo tranne una (la Puglia “arancione“), pur essendo in pesante emergenza sanitaria, lascia immaginare scelte più politiche che scientifiche. A maggior ragione se la Regione meno colpita d’Italia è “zona rossa“, forse perchè ha eletto un anno fa un governo regionale dell’opposizione parlamentare.
Il Governo dia spiegazioni. E Spirlì intervenga subito, valutando di impugnare l’ordinanza come sta pensando di fare il governatore lombardo Fontana che pur vivendo una situazione sanitaria particolarmente critica, non accetta un nuovo lockdown e parla di “scelta inaccettabile” annunciando barricate. La Calabria, a maggior ragione alla luce della propria situazione epidemiologica, non può farsi calpestare per l’ennesima volta: è già rimasta blindata due mesi in primavera senza alcuna ragione mentre la pandemia dilagava ad oltre mille chilometri di distanza e questo stesso Governo faceva ricorso al Tar contro l’ordinanza di Jole Santelli che consentiva di riaprire i locali con i tavolini all’aperto a fine aprile quando il contagio era azzerato già da due settimane.
Evidentemente quella guerra continua, anche adesso che Jole Santelli non c’è più e non può difendere la sua terra. Senza il Governatore, la politica calabrese è più debole e mentre nelle altre Regioni ci sono state proteste che hanno messo a ferro e fuoco la città, la Calabria è stata l’unica Regione che non ha protestato in modo eclatante dopo le prime chiusure e adesso si trova di nuovo in lockdown. Intanto proprio oggi lo stesso Governo Conte ha approvato in Consiglio dei Ministri il “Decreto Calabria” con cui ha prorogato di altri 2 anni (rinnovabili a 3) il commissariamento della sanità calabrese. Che è commissariata ininterrottamente dallo Stato sin dal mese di agosto 2010. Oltre 10 anni in cui ogni responsabilità sulla gestione e organizzazione del sistema sanitario calabrese è nelle mani dello Stato centrale.
Egregio presidente Conte, scrivo da una Regione in cui i diritti dei cittadini sono troppo spesso calpestati. La Calabria è una terra che ha tante potenzialità ma anche troppi, troppi problemi irrisolti. Il più importante dei diritti calpestati è quello alla Salute.
Siamo vittime da anni di un commissariamento governativo che, improntato esclusivamente a logiche meramente ragionieristiche, ha distrutto la Sanità calabrese. In questo le responsabilità politiche devono essere chiare e nette. Tutte le scelte sanitarie competono in Calabria al governo ed ai suoi commissari. Sono stata attenta ad evitare lo scontro istituzionale, non credo faccia bene a nessuno, ma chi decide di commissariare e di effettuare le scelte, poi deve avere il coraggio di assumersi la responsabilità che ne conseguono.
La fase Covid è stata gestita dalla Regione in assoluta sintonia con il governo nazionale. Il nuovo piano sull’emergenza, invece, su richiesta dei commissari è stato predisposto dagli stessi senza alcun coinvolgimento della Regione, e varato dal Ministero competente. Il nuovo piano ribalta totalmente l’impostazione precedente e per quanto mi riguarda lo trovo di difficile attuazione. Nella riunione con il commissario Arcuri e i ministri Speranza e Boccia, il commissario Arcuri ha specificato che nelle Regioni in cui è presente il commissariamento ad acta la Regione non è soggetto attuatore.
Non m’interessa essere soggetto attuatore di un piano che non condivido, ma è necessario che i calabresi sappiano che il governo si sta assumendo tutta le responsabilità della gestione sanitaria del Covid in Calabria e che la Regione è stata totalmente esautorata. Mi spiace dopo mesi di leale collaborazione, ne prendo semplicemente atto.
La responsabilità verso i calabresi deve essere però chiara, se viene ridisegnata la rete oncologica sul tumore alla mammella e, nonostante le proteste della Regione si va avanti per una strada che, purtroppo,porterà a una nuova e pesante emigrazione sanitaria, se vengono bloccate le radioterapie per esigenze di budget, rendendo impossibile si calabresi di curarsi a casa propria e costringendoli ad andare fuori regione per terapie salvavita, i calabresi devono sapere che sono scelte effettuate dai commissari di governo, con la totale contrarietà della Regione.
Non credo che, presidente Conte, Lei sia al corrente di queste cose ma è mio obbligo morale e politico porle in evidenza. Noi calabresi abbiamo diritto ad una sanità da Paese civile, non m’interessa fare guerra contro il governo nazionale, ma non farò da parafulmine a scelte pesantemente penalizzanti per i miei concittadini. L’emergenza sanitaria ci ha insegnato che esiste un destino di comunità.
Nessuno si salva da solo. Non possono esserci divisioni strategiche e strumentali davanti a un diritto fondamentale come la salute. Io sono certa che vorrà ascoltarmi per trovare insieme una strada che faccia onore allo sforzo del Paese tutto di non lasciare indietro nessuno.
Jole Santelli – 13 settembre 2020